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Le
danze primitive
La
danza nella cultura greca e romana
La
danza nel medioevo
La
danza nel Rinascimento
Il
seicento e i professionisti
Il
settecento, il secolo delle donne!
L’ottocento
e il valzer
Il
balletto
La
fine del secolo: i tre nomi eccellenti
Il
Novecento, l’esplosione
I
mass media
Le
danze primitive
Per gli uomini primitivi la
danza era un rito: serviva a creare un contatto con le divinità
ed era un insieme inscindibile tra corpo e spirito. Anzi, più si
riusciva a perdere la percezione del proprio corpo, lasciandosi andare
verso uno stato di trance e più la danza aveva raggiunto il suo
scopo. Era un’attività che aveva una fortissima valenza sociale
e soprattutto religiosa: infatti i rituali più importanti (il matrimonio,
la caccia, la morte) erano officiati tramite delle danze che coinvolgevano
l’intera comunità.
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La
danza nella cultura greca e romana
La danza continua ad essere
nelle grandi culture classiche un fenomeno di “massa”, legato ai riti
propiziatori o alle grandi festività in onore di un dio, come
ad esempio nei riti dionisiaci o nei Saturnalia dell’antica Roma. Erano
danze di folla, sfrenate e promiscue con cui il popolo si liberava dal
peso della povertà o da un’esistenza difficile; giorni e giorni
di festeggiamenti dove il corpo, il movimento e quindi la danza erano
protagonisti di primo piano. Può sembrare strano ma ci sono delle
grosse somiglianze con il fenomeno moderno delle discoteche, dove la
musica fortemente ritmata crea delle forti suggestioni ipnotiche e dove
si ricerca il contatto fisico con le altre persone.
Armonia
e ritmo - Nell'antica Grecia la danza era considerata un dono
degli immortali. Il termine greco chora che significa 'fonte
di gioia' assomiglia a choros, ovvero 'danza'. Armonia e
ritmo, qualità essenziali della danza, erano anche qualità
proprie degli dèi. Il filosofo Platone scrisse che la danza
"dava al corpo le sue giuste proporzioni".
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La
danza nel medioevo
Con l’avvento della religione
cristiana, la danza venne ritenuta una manifestazione peccaminosa dove
protagonista assoluto era il corpo, quindi il male. Viene così
a cadere quel legame originario che legava indissolubilmente la danza
alla religiosità ed al rito comunitario. Dal medioevo in poi
diviene una disciplina rigidamente regolata da leggi e ferree imposizioni,
che porteranno sino al virtuosismo del balletto classico, depurando
però quest’arte da tutte le implicazioni religiose di un tempo.
Bisogna aspettare addirittura il ‘900 perché la danza riacquisti
il suo valore “primitivo”.
Ma nel Medioevo non andò
completamente perduta un’intera tradizione, che fu mantenuta viva dal
lavoro di mimi e menestrelli e buffoni che giravano l’Europa con le
loro opere. Fu così che la danza acquisì un forte legame
con la musica e la letteratura, divenendo quasi una suddita delle due
arti principali. La danza popolare nel medioevo ha delle caratteristiche
di follia ed è spesso legata all’idea della morte o del diavolo
(La danza macabra, La danza della Morte, la stessa Tarantella). Come
dire che seguendo gli impulsi del corpo si giunge alla perdita della
ragione! top
La
danza nel Rinascimento
E’ in questo periodo che
nasce l’idea di coreografia. Quando Filippo Brunelleschi scoprì
la prospettiva nella pittura, nacque una nuova attenzione al concetto
di spazio e fu così che anche nella danza si sentì il
bisogno di un nuovo approccio verso la memorizzazione di passi, basati
su regole ben precise.
Fu questo il periodo in cui
la vita di corte, fulcro della vita sociale in ogni paese, creò
il fenomeno della cavalleria e dell’amor cortese. Fu proprio nelle corti
che la danza divenne un fenomeno importantissimo, che addirittura arrivò
a condizionare le regole sociali e l’etichetta. I passi, i gesti, le
giravolte e gli inchini divennero il modo di comunicare ciò che
non era possibile o non era permesso dire a voce. E’ proprio nel Rinascimento
che nasce una nuova importantissima figura professionale: il maestro
di danza.
Uno dei fenomeni più
curiosi fu la comparsa di un gran numero di maestri di danza ebrei,
che basarono la costruzione delle loro coreografie sulle descrizioni
della Bibbia e del Talmud. Uno dei maestri più famosi fu Guglielmo
Ebreo di Pesaro, che scrisse a metà del ‘400 un trattato importantissimo:
De praticha seu arte tripudii vulghare opusculum.
Gli Interludi, le Carole,
le Moresche e la Bassadanza, furono le danze più famose dell’epoca.
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Il
seicento e i professionisti
Per molti secoli la danza
fu un fenomeno rivolto a tutti, dove non esisteva una vera e propria
distinzione tra ballerini professionisti e semplici amatori. Fu nel
‘600, in particolare in Francia, che nacque la prima accademia di danza,
l’Académie royale de danse. Nel 1672 un italiano ormai naturalizzato
francese, Giovanni Battista Lulli, divenuto Jean Baptist Lully, venne
nominato direttore dell’Accadémie e fu solo allora che divenne
un’istituzione pienamente professionale.
Il minuetto è la danza
simbolo dell’epoca: fatta di passi leziosi, inchini e scivolate, corrispondeva
alla “danza nobile” e richiedeva una grande maestria nell’esecuzione.
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Il
settecento, il secolo delle donne!
Il secolo dell’Illuminismo
vide l’apparizione in scena delle danzatrici, che avevano imparato il
mestiere nelle accademie e che ora divenivano richieste e ricercate
più dei colleghi maschi. Furono proprio le donne a riportare
nella danza un carattere fortemente sensuale e dai salotti aristocratici
la danza incominciò a spostarsi anche nei caffè della
borghesia e degli intellettuali.
Un’invenzione su tutte cambiò
però il destino della danza: nel 1711 Bartolomeo Cristofori inventò
il pianoforte!
La musica del piano e le
coreografie con intreccio, che richiedevano doti e abilità sviluppate,
portarono le scuole di balletto a formare danzatori sempre più
abili e dotati. top
L’ottocento
e il valzer
Il Romanticismo dell’ottocento
fu interpretato dalla danza con il valzer, che rappresentò il
desiderio giovanile ed inebriante, il ritmo espansivo, l’esuberanza
del secolo. In antico alto tedesco walzer significava “girare, roteare”,
ed il valzer proviene da una danza contadina veloce, semplice e vigorosa,
in contrasto con la delicatezza e meticolosità del minuetto.
Per noi contemporanei il valzer è una danza dal sapore antico
e tradizionale, ma allora fu un fenomeno esplosivo legato alla nuova
generazione e visto con malevolenza dai più anziani. E’ come
la nascita dell’hip hop a confronto della danza classica! Una danza
popolare, legata al ritmo e alla vigorosità delle membra più
giovani, al confronto di un ballo d’elite ed aristocratico.
Valzer
scandaloso - A fine Settecento, la mania del valzer conquistò
tutta la Germania. subito la gente si indigno alla vista delle coppie
che volteggiavano abbracciate, affermando che questa danza indeboliva
corpo e mente delle giovani generazioni.
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Il
balletto
L’ottocento è anche
il secolo della “ballettomania”. Soprattutto in Russia ( la patria di
Djagilev e dei suoi Balletti Russi), il balletto e le ballerine diventano
dei veri e propri idoli, creando stuoli di fan paragonabili agli accesi
sostenitori delle moderne rock-star. Il balletto classico diventa una
delle tendenze culturali più seguite ed amate. Nel 1762 all’incoronazione
di Caterina La Grande, in Russia, fu organizzato un immenso spettacolo
con circa quattromila danzatori!
Fu l’apoteosi letteraria
della fiaba a creare il mito intorno al balletto romantico dell’ottocento.
La Sylphide, Giselle e il Lago dei cigni furono le tappe fondamentali
di crescita del balletto. Ed è allora che nascono alcune delle
tecniche e delle tradizioni di danza che influenzano tuttora il nostro
modo di ballare. Nel 1820 il coreografo Blasis introduce l’attitude,
che prende spunto da una statua classica e che dà la sensazione
del sollevarsi da terra di un corpo senza pesantezza. E l’anelito verso
l’alto, di un corpo fattosi quasi spirito contro le leggi della gravità,
trova il suo culmine nel 1830 quando la Taglioni, la più famosa
ballerina dell’epoca, danzò per la prima volta con delle scarpette
con le punte! top
La
fine del secolo: i tre nomi eccellenti
Isadora Duncan, Loie Fuller
e Ruth St. Denis sono le muse di fine secolo che diedero un impulso
nuovo e vigoroso alla danza e che gettarono le basi della danza moderna.
La Duncan rinunciò a tutti gli orpelli del balletto classico
per danzare scalza e coperta di veli, per fare ritornare la danza ad
essere una questione di ritmo e corpo. Loie Fuller fu specchio della
rivoluzione scientifica del suo tempo. Le sue coreografie erano giochi
di luce ed effetti che hanno influenzato fortemente anche il teatro
contemporaneo. Divenne addirittura un’esperta elettricista per riuscire
a catturare le emozioni della luce! Ruth St. Denis, invece, andò
a ricercare nelle tradizioni orientali, nella filosofia taoista e nei
sapori dell’India l’ispirazione per la sua danza. top
Il
Novecento, l’esplosione
Il ventesimo secolo è
un’officina in fermento di esperimenti sulla danza. I primi anni del
novecento vedono sorgere i nomi di Djagilev il coreografo, Nijinskij
il ballerino e di Stravinskij il musicista. Un trio esplosivo che cambiò
i connotati alla danza. La crisi della cultura disorienta l’artista
ma al tempo stesso lo rende libero di provare.
L’America inizia a fare capolino
sulla scena, con un’artista straordinaria: Martha
Graham. La sua rivoluzione nella tecnica segnò la nascita
della New Dance americana ed influenza ancora oggi le scuole di danza
di tutto il mondo. L’ascesa della danza negli Stati Uniti raggiunse
il suo apice quando Gorge Balanchine, riconosciuta la forza creativa
della danza nel nuovo mondo, raggiunse l’America ed a New York fondò
la più grande compagnia di balletto del mondo, il New York City
Ballet.
Sulla scena americana incomincia
a fare scalpore il musical e danza, musica e recitazione si fondono
in uno dei generi di spettacolo più riusciti e seguiti.
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I
mass media
L’impatto dei media sulla
nostra cultura è stato stupefacente ed ha cambiato il modo di
“fare arte”, nella musica, come nella pittura, come nella danza. Il
cinema è entrato nei teatri e nel balletto, le coreografie sono
state inglobate dalla televisione; a volte è stato un incontro
fruttuoso, a volte uno sfacelo totale.
La danza del ‘900 ha avuto
degli artisti coraggiosi e pieni di talento, che si chiamano fra gli
altri, Pina Bausch, Merce Cunningham,, Meredith Monk, Alwin Nikolais.
Alcuni di loro continuano
a trasferire il proprio messaggio al nuovo secolo, dove la danza è
spesso
relegata ad una televisione
che ci trasmette solo mossette e sguardi leziosi. Ma la danza è
una manifestazione troppo intensa del corpo e dello spirito per rimanere
vincolata a processi mediatici troppo semplicistici.
La sfida della nostra nuova
era è di trovare artisti e talenti coraggiosi, capaci di andare
oltre ai facili guadagni proposti dai media e far tornare la danza ad
essere non più solo un fenomeno di intrattenimento, ma un’arte
capace di incidere nel nostro tempo. top
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